Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 14 marzo 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Scoperto che l’ormone pigmentante bursicon richiede un messaggero prodotto nel sistema nervoso centrale. Negli insetti, il periodico rigenerarsi dell’esoscheletro avviene grazie all’azione dell’ormone bursicon, che consente un rapido consolidamento della struttura e la sua melanizzazione (tanning). Il bursicon, rilasciato nell’emolinfa, si ritiene che agisca direttamente sulle cellule epidermiche dell’insetto, ma ora Justin Flaven-Pouchon e colleghi hanno scoperto che l’ormone agisce sui neuroni peptidergici del sistema nervoso ventrale. L’azione di melanizzazione, parte di un processo cruciale per la sopravvivenza dell’insetto, non è dunque diretta, ma richiede il controllo del sistema nervoso centrale, che provvede ad inviare un messaggero prodotto dai neuroni peptidergici. [Cfr. Justin Flaven-Pouchon et al. BMC Biol. AOP – doi: 10.1186/s12915-020-0742-5, 2020].

 

Aggiornamento COVID-19: l’anticorpo monoclonale tocilizumab efficace in pazienti gravi. Dopo la sperimentazione effettuata in Cina, l’anticorpo monoclonale tocilizumab (o atlizumab) che agisce sull’interleuchina 6 risultando efficace in vari processi infiammatori e alterazioni patologiche, è stato somministrato anche in Italia agli affetti da COVID-19 in terapia intensiva. A Napoli, Paolo Ascierto, oncologo esperto nella terapia del melanoma dell’Istituto Senatore Pascale di Napoli e direttore della sezione “Terapie Innovative”, lo ha impiegato con successo nel trattamento di 4 pazienti (al momento in cui scriviamo è stato somministrato a 6 pazienti, tra cui un medico) e, con colleghi dell’Ospedale Cotugno, ha proposto l’adozione del tocilizumab in tutti i presidi ospedalieri italiani secondo un protocollo di trattamento sperimentale denominato “Tocivid-19”.

Ai sei pazienti in terapia intensiva a Napoli, uomini di età compresa fra i 51 e i 67 anni, giovedi se ne sono aggiunti altri due. La molecola è già impiegata nella terapia dell’artrite reumatoide, nell’artrite idiopatica giovanile, nell’encefalite limbica con anticorpi anti-CASPR2, nell’arterite di Takayashu con associata coronaropatia, e in altre patologie. Il protocollo, previsto per una sperimentazione su almeno 250 pazienti, è stato inviato da Paolo Ascierto, Enzo Montesarchio, Franco Perrone e Roberto Parrella all’Aifa per l’approvazione. I medici napoletani stanno condividendo la loro esperienza con i colleghi di Milano, Bergamo, Fano, Piacenza, Modena, Conigliano veneto, Roma, Bari e Lecce.

In tutta Italia sono già stati trattati più di dieci pazienti (non abbiamo ricevuto conferma sul numero esatto dei pazienti in Lombardia), seguendo il modello della sperimentazione condotta con successo all’Ospedale della University of Science and Technology of China su 21 pazienti. Come da dati pubblicati, Wang Dong-Xiang ha riferito anche direttamente ai colleghi italiani la guarigione di 20 su 21 dei trattati. Questo dato incoraggiante e la più che decennale esperienza nell’immunoterapia oncologica presso l’Istituto Pascale hanno indotto all’uso del tocilizumab Ascierto e colleghi, che già avevano usato farmaci anti-interleuchina 6 per la sindrome da rilascio di citochine che segue il trattamento con cellule Cart-T di alcune neoplasie. [BM&L-Italia 13-03-2020].

 

Aggiornamento COVID-19: la clorochina fosfato risultata efficace nella polmonite. La clorochina fosfato, un vecchio farmaco impiegato per il trattamento della malaria, ha mostrato efficacia, con un accettabile grado di sicurezza, in una sessione di trattamento sperimentale multicentrico della polmonite associata a SARS-CoV-2 (COVID-19), in Cina.

La clorochina sarà inclusa nella prossima versione delle Linee-Guida del NHC della Repubblica Popolare Cinese per prevenzione, diagnosi e trattamento della polmonite causata dal nuovo coronavirus. [Gao J., et al. Biosci Trends. AOP – doi: 10.5582/bst.2020.01047, 2020].

 

Aggiornamento COVID-19: efficacia di Lopinavir/Ritonavir in un paziente coreano. Il terzo paziente diagnosticato in Corea di infezione da COVID-19, un uomo di 54 anni impiegato nel settore dell’abbigliamento, è stato trattato secondo un protocollo di associazione Lopinavir/Ritonavir (Kaletra, AbbVie) da Lim e colleghi in Corea del Sud. Il trattamento ha ridotto significativamente il carico di β-coronavirus e ha fatto registrare titoli bassi o nulli del virus. [Lim J. et al. Journal of Korean Medical Sciences. AOP – doi: 10.3346/jkms.2020.35.e79, 2020].

 

Nelle donne affette da sclerosi multipla la disfunzione sessuale pone un problema di interpretazione. La disfunzione sessuale (SD, da sexual dysfunction) è tra i sintomi meno tollerati dalle donne affette da sclerosi multipla, che frequentemente consultano il medico per questa ragione. Fatemeh Nazari e colleghi hanno studiato 300 donne affette da sclerosi multipla di età compresa fra 22 e 50 anni, in Isfahan (Iran), impiegando FSFI e MSQOL-54 per raccogliere i dati, e SPSS per analizzarli, facendo ricorso a statistiche descrittive e analitiche. La prevalenza di disfunzione sessuale (SD) è risultata essere del 69.8%. La probabilità di SD era maggiore nelle pazienti con minore resistenza alla fatica fisica; il punteggio combinato di aspetti mentali e fisici della qualità della vita era più basso in presenza di SD.

L’insieme dei dati emersi evidenzia che, nella massima parte dei casi, la SD presenta concordanza con il grado di espressione della sintomatologia nel suo complesso, ma l’interpretazione riflette un giudizio basato sulla concezione culturale corrente della sessualità. Negli anni recenti, in medicina, seguendo l’impostazione ideologica prevalente nelle scienze sociali, la funzione sessuale è considerata un elemento costituente la qualità della vita, accostandola in tal modo più a un diritto civile che alla sua natura biologica di funzione dell’organismo. Fatemeh Nazari e colleghi introducono il loro lavoro proprio sottolineando che l’esercizio della sessualità è una componente della qualità della vita e le disfunzioni sessuali abbassano il grado di soddisfazione per la vita vissuta (un altro parametro sociologico); e poi aggiungono che possono alterare l’umore e la qualità delle relazioni, compromettendo non solo la qualità della vita della donna, ma anche quella del suo partner. Coerentemente, nelle conclusioni, gli autori affermano che l’elevata prevalenza di disfunzione sessuale deve essere affrontata per migliorare la qualità della vita delle pazienti affette da sclerosi multipla.

Questa concezione della sessualità quale mezzo per godere della vita, e che con ogni probabilità influisce sull’immagine di sé nelle donne di cui si tratta nella notula successiva, oscura degli aspetti di importanza prioritaria nella sclerosi multipla: la dimensione sessuale ha la sua più importante base neurofunzionale nel cervello e costituisce una componente fondamentale della vita psichica, che risente di tutti gli elementi di maggiore rilievo affettivo ed emotivo dell’esperienza. Pertanto, si dovrà sempre in primo luogo accertare o escludere il rapporto di una disfunzione sessuale con le lesioni cerebrali, poi sarà necessario valutare il problema in rapporto alle dinamiche psichiche della donna, considerando le ricadute neuroendocrine di stress, stati ansiosi e reazioni emozionali. Non di rado è necessario spiegare che i sintomi della sfera sessuale sono, al pari di altri sintomi, parte di una condizione più generale cerebrale e/o psichica. [Cfr. Fatemeh Nazari et al. Sexual Dysfunction in Women With Multiple Sclerosis: Prevalence and Impact on Quality of Life. BMC Urol 20 (1): 15, 2020].

 

Oltre il 50% delle donne soffre di sexual distress negli stati dell’Est dell’Australia. Uno studio, condotto su un esteso campione di donne dai 18 ai 39 anni provenienti da città dell’Australia orientale, ha rivelato una prevalenza del 50.2% di distress personale legato alla sfera sessuale. Il dato ha un estremo rilievo in termini psichiatrici, perché quasi il trenta percento (29,6%) soffriva psicologicamente in totale assenza di disfunzioni sessuali accertate mediante la FSDS-R (Female Sexual Distress Scale-Revised) e nel 20.6% si registrava al massimo una lieve disfunzione. La disfunzione predominante non riguardava eccitazione, desiderio, orgasmo o risposta sessuale, ma l’immagine di sé. Questo dato deve far riflettere, perché pone sotto accusa la cultura popolare, l’educazione, gli stereotipi comunicativi di massa e l’acritica accettazione di modelli, che sono spesso all’origine di giudizi e aspettative che entrano in conflitto con realtà biologiche o affettivo-emotive. [Jia Zheng et al. Fertil Steril 113 (2): 426-434, 2020].

 

Notule

BM&L-14 marzo 2020

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